Normativa videocitofono: cosa fare per evitare sanzioni al cliente.
I sistemi di videocitofonia sono un elemento imprescindibile per la sicurezza di abitazioni private, condomini, esercizi commerciali e aziende. Ciò perciò rende indispensabile la conoscenza della normativa per l’installazione di un videocitofono che i tecnici devono e dovranno conoscere a menadito, onde evitare sanzioni e ripercussioni.
Al giorno d’oggi a garantire il controllo degli accessi, i prodotti migliori offrono immagini di altissima qualità e funzionalità avanzate quali l’accesso da remoto tramite dispositivi mobile e la registrazione delle immagini. Queste caratteristiche, che aumentano il valore e l’efficacia dell’impianto, li rendono però strumenti soggetti al quadro normativo sulla protezione dei dati personali.
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La stretta relazione tra videocitofoni e normativa
Il videocitofono acquisisce e – potenzialmente – conserva dati sensibili come i volti delle persone o i movimenti in prossimità degli ingressi. Di conseguenza, chi progetta e installa questi impianti non deve pensare soltanto alla sicurezza fisica degli ambienti, ma anche alla tutela della privacy degli utenti e di chiunque possa essere inquadrato.
Un esempio concreto (e comune) è l’installazione in ambito condominiale: una telecamera mal posizionata potrebbe riprendere non solo l’ingresso principale, ma anche spazi comuni non pertinenti o porzioni di suolo pubblico, con il rischio di violare la normativa vigente. Nel caso di un esercizio commerciale o di un’azienda, la funzione di registrazione del videocitofono, se non adeguatamente configurata, potrebbe portare a un trattamento illecito dei dati dei dipendenti o dei visitatori.
Considerando le sanzioni in essere, conoscere e applicare correttamente le regole di protezione dei dati non è accessorio, ma parte integrante della responsabilità professionale dell’installatore. Solo in questo modo, infatti, è possibile offrire al cliente un impianto che non si limiti a garantire la sua funzione primaria (sicurezza), ma che sia anche moderno e conforme alla normativa in essere.
Normativa videocitofoni: i requisiti da conoscere
Il tema della protezione dei dati personali, applicato alla videocitofonia, è regolato da un quadro normativo complesso, perché frutto della coesistenza di disposizioni nazionali e internazionali. Quando si parla di privacy, il riferimento immediato è il Regolamento europeo 2016/679 (GDPR), ma non è l’unico atto normativo da considerare.
Il provvedimento del Garante del 2010
In Italia, la videocitofonia è stata equiparata alla videosorveglianza ben prima del GDPR, e più precisamente con il Provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali dell’8 aprile 2010, che ha fissato alcuni principi validi ancora oggi. Tra questi, l’esclusione dall’applicazione della normativa per i trattamenti effettuati da una persona fisica per fini esclusivamente personali o domestici: un videocitofono installato in un’abitazione privata non rientra quindi negli adempimenti privacy purché, logicamente, si limiti a inquadrare le zone di pertinenza esclusiva. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi – come negli impianti condominiali, aziendali o commerciali – la normativa si applica pienamente e impone obblighi specifici.
La normativa europea: il GDPR
Il GDPR ha consolidato i principi di cui sopra, con l’obiettivo di garantire un trattamento dei dati lecito, trasparente e proporzionato. Per un installatore, questo significa che il sistema di videocitofonia debba rispettare una serie di adempimenti, tra i quali si segnalano:
- Valutazione del rischio privacy: vanno analizzati gli scenari di trattamento per individuare i rischi potenziali. In un condominio, ad esempio, significa verificare che la telecamera riprenda solo l’ingresso e non aree non pertinenti come parcheggi o spazi pubblici.
- Sviluppo dell’informativa privacy ex art. 13 GDPR: documento esaustivo che descrive titolare e contatti, finalità del trattamento, periodo di conservazione delle immagini (normalmente non oltre 24-48 ore), diritti degli interessati e modalità pratiche di esercizio dei diritti.
- Sviluppo di informativa breve, ovvero di cartelli di segnalazione posti in prossimità delle telecamere che riportano un riepilogo delle informazioni essenziali.
Inoltre, vale sempre il principio cardine della minimizzazione dei dati. Traslato in pratica, ciò significa che le immagini devono essere pertinenti e limitate alla finalità per cui vengono acquisite: se l’obiettivo è identificare chi suona al citofono, non è lecito riprendere l’intero cortile o l’attività di esercizi vicini.
Lo Statuto dei Lavoratori
Un elenco di riferimenti normativi non sarebbe completo senza un capitolo sullo Statuto dei Lavoratori: nei contesti in cui le immagini possono inquadrare dipendenti (negozi, uffici, aziende), le telecamere non possono mai essere usate per il controllo a distanza del personale e richiedono un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro.
Il rispetto di tutte queste norme – non soltanto quelle dello Statuto dei Lavoratori – non è un mero formalismo. Da un lato, la conformità evita sanzioni che, soprattutto nel caso del GDPR, possono essere molto pesanti raggiungendo fino a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato mondiale; dall’altro, essa rappresenta una garanzia di trasparenza e serietà professionale, in grado di rafforzare la fiducia dei clienti.
Best practice di installazione dei videocitofoni
Un impianto conforme non si gioca solo sull’analisi del rischio e la documentazione, ma su scelte concrete: dove posizionare la videocamera, come gestire le registrazioni, quali misure adottare per proteggerle. Forniamo allora alcuni spunti per miscelare al meglio sicurezza e conformità.
- Il primo aspetto è il posizionamento delle telecamere. L’obiettivo deve essere sempre quello di riprendere solo ciò che serve, evitando inquadrature troppo ampie o indiscriminate. Una telecamera che inquadra l’ingresso principale di un condominio o la porta di un’abitazione può essere considerata conforme; una che riprende anche il marciapiede, il parcheggio o attività commerciali vicine rischia di violare il principio di minimizzazione dei dati.
- Altro elemento chiave è la gestione dei dati. Se il sistema salva immagini o video, queste informazioni devono essere protette da accessi non autorizzati. Le best practice indicano l’uso di sistemi di crittografia, la definizione di credenziali robuste e differenziate per ciascun utente e, dove possibile, l’attivazione dell’autenticazione a più fattori.
- Un terzo aspetto riguarda i tempi di conservazione. Conservare le immagini oltre il necessario è non solo inutile, ma anche contrario alla normativa. Per la maggior parte degli impianti, il periodo corretto è compreso tra 24 e 48 ore, salvo esigenze specifiche documentate (ad esempio indagini in corso). Per l’installatore, questo significa impostare fin da subito sistemi che automatizzino la cancellazione periodica, evitando che i clienti debbano intervenire manualmente o rischino di accumulare dati in eccesso.
Applicare la normativa già in fase di installazione, scegliere soluzioni sicure e impostare procedure chiare consente di rispettare la normativa in essere senza compromettere la funzionalità del sistema. In questo modo si tutela l’utente finale e, allo stesso tempo, la professionalità dell’installatore esce vincitrice.
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