Videocitofono IP o 2 fili? Guida alla scelta per progettisti.

Videocitofono IP o due fili? Scopri vantaggi, funzionalità e criteri per scegliere la soluzione più adatta al tuo progetto

Scegliere tra un videocitofono IP o 2 fili non è una questione di preferenza tecnologica, ma dipende molto dal contesto, dagli obiettivi e dai vincoli di progetto. Le due soluzioni, o meglio tipologie di soluzioni, rispondono infatti a logiche differenti, e la loro efficacia dipende da come e dove vengono implementate.

Il sistema 2 fili, talvolta considerato (erroneamente) come una tecnologia di base, è in realtà l’evoluzione moderna e affidabile del vecchio impianto citofonico. È un sistema pratico, versatile, e rimane oggi la scelta migliore in molti interventi di ristrutturazione o adeguamento. Al contrario, i videocitofoni IP sfruttano la rete dati per offrire prestazioni elevate, scalabilità e capacità di integrazione, rendendosi così ideali per nuovi edifici o contesti ad alta digitalizzazione.

Quindi, meglio videocitofono 2 fili o IP? In questa guida analizziamo i principali criteri che un progettista dovrebbe considerare per orientarsi tra le due opzioni.

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Tecnologie a confronto: cosa sono e come si differenziano

La principale differenza tra un sistema videocitofonico a 2 fili e uno IP risiede nel modo in cui questi trasmettono il segnale e l’alimentazione.  

Sistema 2 fili, comodo e affidabile

Il sistema 2 fili utilizza un collegamento a due conduttori per trasportare alimentazione, audio, video e dati. Tutti i dispositivi dell’impianto – pulsantiere esterne, monitor interni, eventuali moduli di controllo – sono collegati in serie all’interno dello stesso circuito; si tratta quindi di una tecnologia digitale, affidabile e compatta, pensata per semplificare la posa ed evitare la necessità di nuove canalizzazioni o cablaggi strutturati. È proprio questa architettura a renderlo adatto a contesti dove l’infrastruttura esistente va valorizzata senza interventi invasivi. 

Sistema IP, moderno e innovativo

Il sistema IP si basa su una rete dati, cablata o Wi-Fi, laddove ogni dispositivo ha un proprio indirizzo IP, proprio come nelle infrastrutture IT degli uffici, degli edifici commerciali e di casa. La comunicazione avviene tramite pacchetti di rete e questo consente:

    1. Un grado molto elevato di scalabilità e flessibilità, con capacità di gestione di molteplici dispositivi;
    2. Un livello qualitativo (audio/video) molto elevato;
    3. Lo sfruttamento di tutti i benefici del wireless, utili ad esempio per distribuire l’impianto su edifici complessi o per collegarlo a piattaforme cloud.

I videocitofoni 2 fili e IP non sono dunque concorrenti, ma piuttosto risposte diverse a esigenze impiantistiche e funzionali differenti. Capirne la struttura aiuta a progettare con maggiore consapevolezza, evitando forzature e scegliendo la strada più adatta già in fase preliminare.

 

Criteri per la scelta: budget, tipologia di edificio, esigenze dell’utente 

Dovendo scegliere tra un videocitofono IP o 2 fili, il progettista deve valutare una serie di fattori pratici, che vanno ben oltre le specifiche tecniche.

Il primo criterio è la tipologia di edificio e i vincoli architettonici. Nei condomini esistenti o in edifici storici – dove può essere difficile creare nuove canalizzazioni – il 2 fili può essere la soluzione più efficace. La semplicità installativa e la possibilità di riutilizzare infrastrutture esistenti permettono di operare in sicurezza anche in contesti con accessibilità limitata. Al contrario, in nuove costruzioni, edifici direzionali, centri commerciali, residence o complessi con più varchi e ingressi, la rete IP garantisce più flessibilità, capacità di estensione e controllo, specialmente quando già predisposta a livello impiantistico.

Vanno sempre considerati, inoltre, il budget complessivo e le esigenze (espresse o implicite) dell’utente finale. Per quanto concerne il primo punto, i sistemi 2 fili comportano in genere un investimento iniziale inferiore, mentre per quanto concerne i bisogni dell’utente, chi cerca un impianto semplice e funzionale può essere ben servito da un 2 fili, ma se l’obiettivo è gestire da remoto, ricevere notifiche, integrare la videocitofonia con il controllo accessi e altro, l’IP è una scelta quasi obbligata. Infine, va sempre considerata la prospettiva evolutiva dell’impianto.

 

Criteri per la scelta: budget, tipologia di edificio, esigenze dell'utente

 

Requisiti installativi: alimentazione, connessioni, reti 

La scelta tra videocitofono IP o 2 fili incide direttamente sulle scelte impiantistiche e richiede valutazioni che il progettista deve affrontare già in fase preliminare.

Per quanto riguarda l’alimentazione, il sistema 2 fili è alimentato direttamente tramite bus: sui due conduttori viaggiano sia i segnali che la tensione necessaria al funzionamento dei dispositivi. Al contrario, un impianto IP si basa su una rete Ethernet o Wi-Fi e ogni dispositivo necessita di alimentazione separata, a meno di adottare soluzioni PoE (Power over Ethernet).

Nella videocitofonia IP è necessario prevedere – se non è già disponibile – una dorsale dati ben strutturata, con punti di alimentazione distribuiti e, in alcuni casi, cablaggi dedicati per ciascun piano o blocco dell’edificio.

Un’altra considerazione riguarda la manutenibilità dell’impianto: in un sistema IP, eventuali problemi di rete possono influire sulla stabilità generale e richiedere interventi puntuali, anche in ambito IT. Un impianto 2 fili, invece, per sua natura è più semplice da gestire e diagnosticare, anche in assenza di competenze specifiche.

Funzionalità evolute: app, registrazione, accesso da remoto 

Come anticipato, uno dei vantaggi della tecnologia IP è la possibilità di accedere a funzionalità evolute. Grazie alla connessione alla rete locale (LAN) e all’accesso a Internet, il videocitofono IP può trasmettere il proprio segnale all’esterno, dialogare con piattaforme cloud e abilitare il controllo remoto da smartphone, tablet o PC, anche quando l’utente si trova fuori dall’abitazione.

Questa capacità apre la strada a una gestione moderna dell’impianto videocitofonico: rispondere alle chiamate da remoto, aprire varchi e porte, ricevere notifiche, visualizzare i log degli accessi, sfruttare tecnologie evolute come il riconoscimento facciale e aggiornare i dispositivi in modo centralizzato. Si tratta certamente di una comodità per l’utente finale, ma anche uno strumento potente per il professionista, che può gestire più impianti, monitorare lo stato dei dispositivi e intervenire rapidamente in caso di necessità, senza accessi fisici.

E per chi parte da un impianto 2 fili? Alcuni produttori offrono moduli di conversione da 2 fili a IP, che permettono di mantenere parte della struttura esistente e al contempo introdurre funzionalità avanzate.

 

 

Funzionalità evolute: app registrazione accesso da remoto

Integrazione con altri impianti: sicurezza, controllo accessi, automazioni 

Nel macrocosmo della sicurezza degli edifici, la videocitofonia non può essere considerata un elemento isolato. Sempre più spesso, infatti, essa si integra con sistemi di controllo accessi, antintrusione, domotica e building automation.

Se l’obiettivo è far dialogare tutte queste componenti in modo fluido ed efficiente, la tecnologia IP è la scelta d’elezione. La rete IP consente infatti di gestire più impianti attraverso un’infrastruttura unica, sfruttando protocolli comuni e piattaforme centralizzate per il monitoraggio e la gestione. Questo approccio, già citato nel precedente capitolo, semplifica la vita del progettista e dell’installatore, migliora l’esperienza utente e abilita scenari evoluti, come il controllo remoto integrato di accessi, allarmi e videocitofonia da un’unica interfaccia.

Dal punto di vista progettuale, è fondamentale valutare a monte le esigenze di integrazione: se l’edificio è già dotato di altri impianti IP, o se il cliente prevede di aggiungerli in futuro, ha poco senso installare una videocitofonia scollegata dal resto. Scegliere invece prodotti compatibili, basati su protocolli standard e, possibilmente, appartenenti a un unico ecosistema, consente di ridurre i punti critici, ottimizzare l’assistenza e offrire un sistema coerente.

 

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